«Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio» (Lc 12,6). «Io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Mt 6, 29). Con queste citazioni evangeliche si apre l’Esortazione Apostolica “sulla crisi climatica” Laudate Deum, che papa Francesco ha promulgato lo scorso 4 ottobre in occasione della festa del santo di Assisi, indirizzandola «a tutte le persone di buona volontà».

Il testo è più breve dell’enciclica Laudato si’ del 2015, di cui rappresenta una ripresa e uno sviluppo. Si articola in sei capitoli dai titoli indicativi (La crisi globale, Il crescente paradigma tecnocratico, La debolezza della politica internazionale, Le Conferenze sul clima, Cosa ci si aspetta dalla Cop28 di Dubai e Le motivazioni spirituali), preceduti da una premessa che sottolinea l’urgenza della questione: «Mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando».

Si parte dai drammatici segni del cambiamento in atto: dalle ondate di calore allo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, dalla concentrazione dei gas serra nell’atmosfera alla deforestazione, dall’acidificazione dei mari alla riduzione dei loro livelli di ossigeno e alla crescita della loro temperatura globale «con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie». E si denuncia come un ‘peccato strutturale’ «l’ossessione di accrescere il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio». La natura, infatti, non è una cornice: «siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». 

Delle Conferenze sul clima si ripercorrono «progressi e fallimenti». Ma su quella strada, secondo Francesco, occorre insistere, perché l’approccio dev’essere globale, favorito dagli scambi culturali e da una «diplomazia multilaterale», per arrivare ad accordi come quelli di Ottawa che hanno vietato l’uso e la produzione delle mine antiuomo. Consapevoli delle opportunità anche economiche insite in questa svolta, dal momento che «la transizione verso forme di energia rinnovabile, ben gestita, così come tutti gli sforzi per adattarsi al cambiamento climatico, sono in grado di generare innumerevoli posti di lavoro in diversi settori».

L’ultima parte fa appello alle scelte individuali e alla trasformazione degli «stili di vita» – ovvero a «un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale» – e anche a una nuova spiritualità. «Dio – conclude Francesco – ci ha uniti a tutte le creature»; e «ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione».

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