Come appare la geopolitica delle tre grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale ‒ Usa, Urss e Cina ‒ osservandola dal punto di vista degli Usa, l’unica potenza con tendenze globali, perché la Cina non c’è l’ha ancora e la Russia non c’è l’ha più?

L’obiettivo americano è stato sempre quello di separare Russia e Cina, mettendole l’una contro l’altra per indebolirle. Quando l’Urss era la sua principale competitrice, agli Stati Uniti conveniva puntare sulla Cina e Nixon e Kissinger, con grande spirito realistico, sono riusciti a mettere un cuneo tra le due potenze comuniste, aiutando la Cina a liberarsi dal paternalismo troppo opprimente e interessato dell’Urss. Oggi la potenza avversaria emergente è la Cina, e agli Usa converrebbe puntare sulla Russia. Questo è l’obiettivo comune dei due partiti che si alternano alla guida dello Stato americano, democratici e repubblicani. La strategia dei due partiti però è molto diversa, seguendo le loro ideologie. I democratici, più idealisti, puntano a far crollare il regime autocratico russo dall’interno, favorendo i movimenti democratici nei regimi che lo circondano: Ucraina, Bielorussia, Moldavia, per fomentare poi la rivolta nella stessa Russia. Questo progetto è fallito (per ora) per la reazione del regime russo che ha bloccato con i carri armati le manifestazioni di protesta che si stavano sviluppando in Bielorussia e poi ha invaso direttamente l’Ucraina. La politica repubblicana è più realista e pragmatica, come quella di Nixon con Mao. Conoscendo la forza, la violenza e la spregiudicatezza del regime russo, punta a un accordo con lui, garantendone la sopravvivenza, un accordo sull’Ucraina e prospettando i vantaggi di un’alleanza in funzione anti egemonia cinese. Anche Cina e Russia si affidano a questo tipo di politica, con l’aggravante di un controllo molto più forte e meno trasparente sulla propria opinione pubblica.

Un “gioco” pericoloso

Questo “gioco” geopolitico mondiale fino agli anni ’80 aveva un senso: il mondo era diviso in due sistemi economico/politici diversi, capitalismo privato e capitalismo di stato, il confronto per sottrarre spazio e slancio all’altra parte poteva considerarsi plausibile. Negli anni ’80 però avviene una svolta storica: alla fine del decennio il sistema di capitalismo di stato, sia in Cina che in Urss,è ormai finito. Il mondo si unifica velocemente in un capitalismo privato. I regimi politici però restano diversi e in competizione. In questa situazione la vecchia geopolitica non è più funzionale, anzi diventa altamente pericolosa. È ora quindi di smettere il grande risico mondiale, continuarlo sarebbe criminale. In un’economia unificata regimi politici che tentano di destabilizzarsi, di danneggiarsi e di superarsi a vicenda, creano quel caos, quel disordine globale che Guterres denuncia e che lascia il mondo attonito. Infatti questa politica fa entrare il sistema economico globale in crisi danneggiando tutti i paesi, particolarmente quelli più deboli (che spesso sono molto popolosi e perciò pronti ad ogni avventura). In questa situazione infatti anche le medie e piccole potenze si sentono incoraggiate a prendere iniziative avventate e azzardate che aumentano ulteriormente la confusione ed il pericolo.

Oggi, l’unica geopolitica sensata è quella di deporre le tentazioni egemoniche per cercare un accordo globale che consenta all’umanità di governare i grandi e gravi problemi che ha di fronte: difesa dell’ambiente, riduzione delle diseguaglianze crescenti, sviluppo di paesi popolosi ma allo sbando. Ma per procedere su questa strada è essenziale l’affermazione di una nuova classe politica che abbia una coscienza più profonda del periodo storico che stiamo vivendo, lo sappia spiegare alle proprie popolazioni confuse e spaventate ed abbia il coraggio e la forza di spezzare la cappa mortale che ci opprime.

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