Il segretario generale Onu António Guterres ha affermato che sta crescendo il disordine globale, papa Francesco teme l’avvicinarsi della terza guerra mondiale. È bene ascoltare quello che personaggi grandi e positivi ci dicono. Con queste due pennellate abbiamo infatti un quadro generale del periodo storico in cui viviamo. L’umanità è in un piano inclinato tra due poli: un accordo globale o una guerra endemica che può facilmente sfociare nella terza guerra mondiale, questa volta combattuta anche con armi nucleari. Raggiungere il “polo” guerra è più facile, basta lasciare che le cose vadano avanti così. Nessuno la vuole, ma continuando il degrado dei rapporti tra potenze grandi, medie e piccole diventerà inevitabile. Per raggiungere il “polo” pace occorre invece volerlo, fare una scelta e perseguirla con costanza, decidendo di non pagare il prezzo dell’altra alternativa.

Per analizzare a fondo la situazione possiamo partire da un dato statistico: confrontando l’energia consumata da ogni abitante della terra ci possiamo rendere conto dell’enorme divario tra le varie popolazioni. Una disuguaglianza che significa differenti modi di vivere, per lunghezza, possibilità, comodità. Mentre fino a ieri solo ristrette élite denunciavano questa ingiustizia, oggi è all’ordine del giorno perché in un mondo diventato piccolo e trasparente, tutti sanno come vivono gli altri e aspirano a imitarli.

I popoli meno favoriti reagiscono in due modi diversi: individualmente spostandosi da paesi allo sbando o degradati verso le zone più confortevoli, o politicamente, come Stati, mettendo in discussione l’ordine mondiale dominato dai paesi ricchi. Tra gli emergenti ci sono Stati “canaglia” come Iran e Corea del nord, o classi politiche criminali come quella russa, libica o di qualche paese africano o asiatico, ma ci sono anche grandi Stati come Cina, India, Brasile, Sudafrica. Siamo di fronte dunque a un classico scenario geopolitico di competizione tra potenze: ci sono quelle consolidate che vogliono mantenere il loro dominio e le nuove emergenti che vogliono limitarlo se non sostituirlo. Vecchie alleanze e nuove alleanze. Niente di nuovo, la storia umana si è sempre giocata attraverso questi scontri di potere. Oggi però la realtà presenta due notevoli differenze rispetto al passato: l’umanità forma ormai un’unica società globale e molti Stati posseggono o possono procurarsi facilmente armi nucleari in grado di distruggere più volte il mondo. La vecchia geopolitica quindi è inefficace, anzi aggrava i pericoli invece che risolverli. In particolare quella del blocco occidentale è troppo conservativa perché basata sulla resistenza, sia all’ingresso di migranti (è questo che fa crescere i voti e l’influenza delle destre nei vari Parlamenti) sia a cedere fette di potere e ricchezza acquisite.

Scontro di inciviltà

Dietro a queste schermaglie però si nasconde qualcosa di più profondo e inquietante. Grazie alla ricchezza e alla cultura accumulate in oltre 300 anni di sviluppo, il primo mondo ha elaborato e sviluppato una vita sociale complessa e molto avanzata, quale il mondo non aveva mai visto prima, basata sui principi di libertà e dignità individuali, uguaglianza, democrazia, equilibrio di poteri, partecipazione. È naturale che queste popolazioni tengano molto a conservare questi Statuti. Tendono anche ad identificare il proprio benessere con la civiltà che hanno costruito. Questo però dai paesi emergenti appare come un ottuso ed egoistico tentativo di impedire il riequilibrio del mondo. Ci appare così lo spettro di uno scontro di civiltà. L’impero del Bene contro l’impero del Male. La storia ci insegna come possono finire queste contese: popoli civilizzati contro popoli barbari, religioni vere contro religioni false, popoli giovani, baldanzosi e pronti a prendere il loro posto nella storia contro popoli vecchi, infiacchiti dalla ricchezza ed egoisti. Dove invero è la forza più brutale ed oggi più tecnologica a dettare legge piuttosto che la ragione e la civiltà.

La stessa storia però ci indica anche la possibile alternativa, come dopo scontri catastrofici si sia ripreso a vivere. Messi da parte momentaneamente il bene e il male, gli scontri in atto e i gretti interessi inconfessabili, ci si accorda per trattare su tutti i problemi aperti, cominciando dai più facili e abbordabili, lasciando quelli più difficili per dopo, una volta instaurato uno spirito collaborativo e ragionevole. Questa è la proposta di Guterres e di Francesco. Assolutamente praticabile una volta messe da parte le tentazioni egemoniche vecchie e nuove.

Guterres vuole riformare l’Onu, ma forse si può più utilmente rinforzare e dare maggiori poteri al G 20 (magari allargato). Devono però emergere al più presto nuove classi dirigenti meno compromesse e meno legate a vecchi schemi politici ampiamente obsoleti. Ed è anche essenziale che i popoli, quelli delle democrazie in crisi e quelli sottoposti ad autocrati stupidi e feroci, prendano pienamente coscienza cominciando dai più giovani, dei movimenti profondi che scuotono il periodo storico che stiamo attraversando e scelgano percorsi di vita e non di morte.

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