Si presenta come un piccolo ma utilissimo manuale di storia contemporanea questo Nonviolenza per la Terra, il volume in cui Michele Boato ha di recente raccolto e illustrato in duecento pagine ben sessantanove vicende di lotte nonviolente, aventi tutte per obiettivo la difesa dell’ambiente: una carrellata a tutto campo che percorre i cinque continenti, dalla Gran Bretagna delle prime Transition Towns all’Australia degli aborigeni mobilitati contro le miniere di uranio, dal Messico di Samin Flores – “ucciso per una centrale termoelettrica” – al Congo dove continua silenziosa la strage dei guardiaparco.

Nell’insieme, alcuni dati risaltano: il ruolo ricorrente, ad esempio, dei “popoli nativi” che hanno custodito certi saperi tradizionali e mantenuto un rapporto armonico con la terra e con le altre specie viventi, e nonostante l’imparità delle forze riescono a opporsi a progetti devastanti: che si tratti degli Ogoni della Nigeria (e della loro battaglia contro Eni e Shell) o dei Mapuche che da anni denunciano l’impatto del fracking in Patagonia, e vengono per questo criminalizzati.

Ma ancora più evidente è il ruolo centrale (e preminente) assunto in quest’ambito dalle donne. Il libro ci presenta una lunga serie di promotrici e protagoniste di queste lotte, che associano a una forte sensibilità ecologista il rigetto della mentalità patriarcale. Accanto ai volti conosciuti (da Petra Kelly a Vandana Shiva, da Ada Colau a Greta Thunberg), ne compaiono molte meno note, di cui è assai interessante ripercorrere la storia. Tra le altre, scopriamo Evgenja Chirikova, che contro un muro di ostilità e repressione si batte per salvare la foresta di Khimki, nei pressi di Mosca; ed Hindou Oumarou Ibrahim, che fonda e coordina l’Associazione delle donne e popoli indigeni del Ciad, impegnata per salvare l’omonimo lago dalla definitiva scomparsa. Ma altre donne sono in prima linea contro le deforestazioni in Polonia, sul Rio Nero, in Ecuador e sull’Himalaya. Non manca, accanto a loro, la californiana Julia Butterfly che – reduce dai due anni trascorsi su una sequoia millenaria – nel 2000 venne a Torino, invitata dai Verdi a presentare il suo libro La ragazza sull’albero. E si incontrano pure alcune emule di Greta: a cominciare da Leah, ragazzina ugandesi che a Kampala prosegue lo sciopero per ottenere la messa al bando delle buste di plastica, per finire con Ou Hongyi, “la Greta cinese”, che si è autosospesa da scuola nella città di Guilin e invoca con cartelli – davanti al palazzo governativo – piantumazioni di alberi e interventi contro il cambiamento climatico.

D’altronde, “capostipite dell’ecologismo”, come nota Boato, fu proprio una donna, Rachel Carson, che con Silent Spring (Primavera silenziosa) denunciò nel 1962 i gravi danni prodotti dai pesticidi di sintesi e in particolare dal DTT, che dieci anni dopo sarebbe stato vietato negli USA. Un esempio – il successo di quel libro e di quella denuncia – dei risultati che spesso avrebbero conseguito nei decenni successivi le battaglie ambientaliste condotte con metodi nonviolenti. Se si passano in rassegna le esperienze ricostruite in questa indagine, si osserva che in larga parte esse hanno raggiunto l’obiettivo, o almeno hanno inciso in modo rilevante sullo sviluppo degli eventi (a partire dagli inizi, ovvero dal manifesto di Bertrand Russell ed Einstein che portò nel ’63 al divieto degli esperimenti nucleari nell’atmosfera e negli oceani): anche se ciò ha comportato in molti casi un alto costo, in termini di fatiche e sofferenze e anche di vite umane, perché frequenti sono le persecuzioni e non poche le vittime, da Chico Mendes al poeta nigeriano Ken Saro-Wiwa e a tanti altri, talora ignoti e dimenticati.

Da ultimo, il libro di Boato si presenta come un approccio istruttivo alla conoscenza del mondo contemporaneo non soltanto perché mette in luce la diffusione e l’efficacia delle lotte nonviolente sullo specifico terreno della militanza ambientalista, ma anche perché avvicina il lettore a una galleria di biografie più o meno emblematiche che hanno segnato la crescita e la maturazione di una coscienza ecologista negli ultimi sessant’anni. Come quelle dell’Abbé Pierre, o di Lanza del Vasto, o della scrittrice indiana Arundhati Roy, o del fotografo Sebastião Salgado e della propria moglie Leila, o del teologo della liberazione Leonardo Boff. Ma anche di figure divenute quasi leggendarie nella letteratura del Novecento, come “l’uomo che piantava gli alberi” immortalato da Jean Giono.

Il libro può essere richiesto, al costo di 10 euro, a info@ecoistitutoveneto.it

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