Con queste riflessioni Enrico Peyretti, storico fondatore del foglio (cartaceo) e figura del pacifismo torinese, presenta i temi che gli hanno fatto accettare di essere candidato nella lista Pace Terra e Dignità, il cui capolista è Michele Santoro e un ispiratore fondamentale Raniero La Valle.

La politica è pace

La politica è pace, altrimenti non è politica. È vivere insieme, tra differenti, senza sopraffazioni, altrimenti si vive contro. Vivere come differenti: che ognuno possa sviluppare le sue qualità, per sé e per gli altri. La politica è con-vivenza delle differenze.

Il conflitto

Conflitto non è sinonimo di guerra: lo diventa se è gestito con violenza. Il conflitto è incrocio di vie diverse, non è scontro, se ci accordiamo sulle regole: il semaforo, la rotonda. Il conflitto è arricchimento di diversità, è aggiunta reciproca al limite di ognuno. Ci sono conflitti latenti, che vanno fatti emergere, per farli evolvere (per es. machismo). Johan Galtung è lo scienziato del conflitto nonviolento.

Il potere

Abbiamo bisogno degli altri, e loro di noi. Non si vive senza. Eppure gli altri ci limitano (Sartre: l’enfer c’est les autres). Se li dominiamo e li sottomettiamo, diventano un pericolo, e restiamo soli. Chi comanda sugli altri è solo, debole, ha paura: anche il tiranno più forte quando dorme è indifeso (chissà se le guardie lo uccideranno). È stolto chi comanda, tra servi ambiziosi e invidiosi. Avere nemici non è affatto un onore (diceva Mussolini), ma pericolo e povertà. Gli altri li incontriamo, li accogliamo e li riceviamo. L’amicizia tra differenti è la politica realizzata.

Il Potere: è un oggetto o un verbo? Il potere come oggetto, da afferrare: scettro, corona, titolo, strumento per dominare. Questo potere c’è se è obbedito, dipende dai dominati. La disobbedienza civile svuota il dominio. Sottomettersi alla tirannia è “servitù volontaria” (Étienne de la Boétie). L’im-potenza dei dominati dipende dal non avere coscienza e coraggio, che sono libertà.

Il potere come verbo: io posso, tu puoi. Art. 3 della Costituzione: la possibilità impedita è da liberare. Scopo primario della politica è la vita. La politica (polis) non è competizione per prendere il “potere su”: così la “polis” si lacera, è autolesionista: è un’arena di gladiatori. Invece la politica realizzata è arte intelligente, inventiva, comune a tutti, di stare insieme come valori differenti. Dunque è disarmo: confronto, scelte, senza “armi”, senza strumenti di dominio: anche falsità, corruzione, paura, sono armi, non politica.

La guerra

La guerra è concorrenza armata. È uccidere per dominare. Vuole il dominio, usando la morte. La vittoria in guerra è vittoria della maggiore violenza, non della ragione e del diritto, se non per caso. Tirare a sorte costa meno ed è più giusto. Ogni guerra è ingiusta. Ma ci sono anche guerre per la liberazione armata da un dominio armato, violento.

Però, far guerra alla guerra è imitazione, riproduzione, e conferma della guerra stessa. Non ti liberi dalla guerra con la guerra: ci caschi dentro, sei in suo potere. Dunque: per difendersi dalla guerra (dalla violenza) c’è solo la guerra (fare violenza)? La guerra che ti aggredisce ti condanna a fare guerra?

No. C’è una difesa non bellica: la forza di vivere, non di uccidere. Ma si può vivere, liberarsi dalla violenza omicida, senza uccidere? Sì, si può imparare. Ci sono esperienze storiche documentate di lotte nonviolente, più efficaci delle armi (Erica Chenoweth), ma ignorate o occultate dalla politica dominante, legata alla guerra (Krippendorff, Stato e guerra). Si tratta di non collaborare al male, nemmeno col competere; cioè disobbedienza cosciente agli ordini militari, come alla politica di guerra; boicottare gli strumenti della violenza. Si può fare opposizione coraggiosa, rischiosa, costosa, ma efficace: ci sono dei morti che danno vita e coraggio agli altri.

Dunque, mai uccidere, mai violenza? Gandhi dice: la viltà è peggio della violenza, perché è collaborazione passiva alla violenza. Se non hai davvero alcun altro mezzo devi comunque fermare chi fa violenza. Il punto è ridurre la violenza al minimo possibile, mai legittimarla, mai organizzarla (Teoria e pratica…, p. 69 ss).

La politica è amore

La politica è amore, non è “potere su”, ma distribuzione e condivisione del “potere di”. È una pretesa moralistico-sentimentale? No, è un minimo vitale: aiutare gli altri a vivere fa vivere anche noi, tutti. La politica è far vivere.

La vita è collaborazione: con la natura, tra le generazioni, è condivisione tra noi e gli altri. È forse troppo pensare la politica come amore, davanti a quella che vediamo tutti i giorni? In realtà è il minimo progressivo: è non farsi male, è farsi contenti nelle necessità, nel libero sviluppo, contribuire reciprocamente alla vita. Chiamalo come vuoi, questo è amore sociale, politico, nei fatti.

Terra

Stiamo coi piedi per terra, la nostra unica terra. L’abbiamo tagliata in confini duri, respingenti, difensivi e privativi, separativi. Abbiamo tagliato l’umanità unica: il nemico fuori, l’amico qui dentro, per forza.

Il problema degli “altri”, fuori confine. Tagliata la terra siamo tagliati noi: impoveriti da chi ci manca, esaltati dalla nostra autosufficienza. Più comprimiamo la separazione, più esplode il rimbalzo: le migrazioni caotiche e dolorose e avversate, ora che la vita è comune, ma tagliata da interessi separati.

La terra l’abbiamo rovinata, sfruttata (prelievo avido, consumo sfrenato, uso diseguale). La terra è sotto i piedi, ma è anche aria, acqua, la vita nostra e le altre vite. Così, noi non abbiamo amato la vita, per quel cattivo amore di “prendere” la vita. Per l’avere più dell’essere (Erich Fromm).

Dignità

Nonostante tutto (errori, divisioni, violenze, offese) ognuno si sente degno di vivere: amiamo la nostra vita, ne abbiamo diritto. Magari la guastiamo, ma la vogliamo tenere. L’abbiamo ricevuta, ne siamo debitori, ma anche degni, la difendiamo. Ogni vita è degna di vivere difesa da ogni offesa, difesa dal venire spenta. I diritti umani sono reciproci doveri: il mio diritto è nelle tue mani. Così il tuo diritto sussiste (Rosmini), ma è affidato a me.

I diritti umani sono universali, senza gerarchie né selezioni: se li nego a te, li nego a me. C’è una uguaglianza universale di vita, di valore, di sviluppo. Se viene negata, di diritto o di fatto, qualcosa in noi sanamente ripugna, panche se non sappiamo dire perché. L’uomo ferito sulla via, la vittima di guerra, mi interpella in modo assoluto: se lui non è, io non sono. Si vive se si è alleati nel vivere. Come sulla barca: lo spazio e il limite del noi, la sorte comune, è la condizione di vita. Con la globalizzazione delle condizioni e dei pericoli: la terra è la nostra barca nel vuoto. Ci si salva insieme.

Qual è il fondamento della dignità, dei diritti umani? Trascende le diverse consapevolezze. Importante è rispettarli, più che fondarli (Bobbio). Nel rispettarli intravediamo il fondamento.

Pace Terra Dignità

Pace Terra Dignità è una lista alle elezioni europee, ma esprime questa cultura, non è solo una lista elettorale. Non pretende esclusività, ma vuole essere chiarezza. È una proposta per vedere e agire collegando tra loro, interdipendenti, la buona sopravvivenza, la salvaguardia dell’ambiente naturale, i diritti umani universali.

In quanto cultura, Pace Terra Dignità si propone anche come scelta politica europea. In quanto proposta elettorale è criticata (da posizioni vicine, che però non si sono associate ad essa) per il rischio di avere pochi voti, a vantaggio delle destre. Pace Terra Dignità può rispondere che l’evidenziare in politica questa cultura, è un valore politico, che vive nella società, anche se non avesse rappresentanza istituzionale. Può dire che altre proposte politiche sono troppo deboli e incerte di fronte alle logiche di guerra, di restrizione dei diritti, di danni alla natura. Può dire che tanti elettori onesti da tempo non votano perché non trovano corrispondenza ad esigenze etico-politiche che possono trovare in questa lista. Per sostenere questa proposta politica di valore, ho accettato la candidatura, ma senza alcuna mira, indicando piuttosto chi meglio ispira e rappresenta questa cultura.

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